Affinché la comunicazione si attui correttamente è necessario il concorso di vari elementi.
L’interesse
E' il primo di questi elementi. Se l’altro può dare qualcosa al bambino, lo può aiutare, sostenere, assistere in qualcosa, il suo interesse a comunicare sarà molto elevato. Al contrario, se mediante la sua esperienza il piccolo ha constato che gli altri non lo ascoltano, non gli sono vicini, non lo sostengono e aiutano, il suo interesse a comunicare sarà molto scarso.
È evidente che l’interesse del bambino nei confronti della comunicazione con la madre e il padre sia notevole, in quanto sono queste le persone che più di ogni altra possono dargli delle cose per lui fondamentali: cibo, sicurezza, calore, affetto, accoglienza.
Il piacere nel comunicare
Se il dialogo con l’altro è piacevole, gratificante, attraente, allettante, il bambino farà molti sforzi per dialogare frequentemente e nel miglior modo possibile. Al contrario se egli ha paura dell’altro, se avverte l’altro come un nemico, se non si fida di lui, se ha timore del mondo, se la comunicazione gli apporta sofferenza, se non sono ascoltati i suoi bisogni, gli mancherà uno stimolo importante a comunicare.
Condizioni psichiche adeguate
Certamente capacità intellettive molto carenti diminuiscono la possibilità di strutturare le proprie idee e il proprio pensiero in modo adeguato; sicuramente i disturbi neurologici o sensoriali potranno rendere difficile se non impossibile il linguaggio verbale, ma la comunicazione anche se in maniera semplice e povera potrà avvenire ugualmente.
Il deficit più importante, capace di impedire la possibilità di mettersi in comunione dialogica con l’altro, la normale e corretta elaborazione del pensiero, la sua traduzione in parole comprensibili, mediante il linguaggio, anche a soggetti di elevate capacità intellettive, riguarda i disturbi emotivi ed affettivi del soggetto. Un eccessivo eccitamento, un’ansia notevole, una paura coartante, una depressione inibente, riducono notevolmente le capacità comunicative, in quanto, la mente del soggetto, notevolmente alterata, impedisce l’organizzazione e l’elaborazione del pensiero e rende impossibile una normale esposizione dei contenuti.
Se il pensiero è molto disturbato, o peggio sconvolto e destrutturato, anche il linguaggio e la comunicazione, in generale, ne soffriranno notevolmente. Per tutti questi motivi la qualità e la quantità della comunicazione presente negli adulti e nei minori non è affatto costante ma varia continuamente in base alla condizione psichica della persona, e questa, a sua volta, subisce l’influenza dell’ambiente nel quale il soggetto vive.
Pertanto il malessere psicologico è capace di bloccare o destrutturare fino alla dissociazione e all’autismo la comunicazione ed il linguaggio sia degli adulti sia dei bambini.
Alterazioni del sistema comunicativo e dell’interazione sociale sono presenti in maniera più o meno evidente, più o meno grave, più o meno vistosa in quasi tutti i disturbi psichici: non mancano nei bambini che presentano deficit dell’attenzione ed iperattività, nei disturbi d’ansia, nei bambini molto timidi e chiusi o con scarsa autostima, nei disturbi della condotta, nei bambini depressi. Sono presenti nei momenti in cui il bambino è vittima di paure e fobie ma, soprattutto, sono più evidenti nei bambini con mutismo selettivo, nella balbuzie e nel Disturbo Autistico.
Vi è, pertanto, un continuum tra una situazione relazionale nella quale la comunicazione è facile, fluida, immediata, il che faciliterà notevolmente il dialogo, la comprensione e la comunione con l’altro e la condizione opposta: nella quale le capacità comunicative e relazionali del soggetto sono minime e/o molto disturbate.
Il mutismo totale acquisito
Questo tipo di mutismo si presenta verso tutte le persone e può comparire dopo uno shock psicologico. Per fortuna così come improvvisamente compare, altrettanto rapidamente e improvvisamente può anche scomparire. In genere al mutismo totale acquisito segue un periodo nel quale il soggetto parla bisbigliando o presenta balbuzie.
Il mutismo elettivo o selettivo stabile
Nel mutismo elettivo il bambino riesce a parlare e comunicare solo in certi ambienti e con certe persone, ma non riesce a fare lo stesso in altri ambienti e con altre persone. Ad esempio, egli riesce a parlare nella sua casa, ma non fuori di essa. Riesce a parlare con i familiari, ma non con gli estranei; con i compagni di classe, ma non con la maestra; con tutte le maestre, tranne che con una.
Anche se il fatto di parlare in casa ma non fuori casa, dà l’idea di uno spazio fisico, in realtà si tratta sempre di spazi psicologici, che il bambino è riuscito o non è riuscito ancora a conquistare.
Graficamente possiamo immaginare la conquista nella comunicazione sociale a dei cerchi concentrici. Nel primo, quello più interno, vi è la figura della madre e del padre. Se con queste basilari figure il bambino riesce a ben relazionarsi, egli acquisterà la forza e la fiducia necessarie ad aprirsi anche nei confronti dei nonni, e poi progressivamente dei fratelli e delle sorelle. Successivamente cercherà di ben relazionarsi con gli altri familiari; poi sarà la volta di qualche compagnetto con il quale si è stabilito da tempo un buon rapporto e, solo alla fine di un percorso di maturazione, sarà capace di affrontare la comunicazione con gli insegnanti e i bambini estranei al suo ambiente familiare e amicale.
Ogni legame di fiducia che egli riesce a ben instaurare, è una conquista, ma è anche una solida base di partenza per andare oltre, per conquistare il successivo livello sociale e comunicativo. Più il bambino è ansioso, timido, psicologicamente disturbato, più rimane ancorato a dei livelli inferiori di sviluppo, che gli impediscono di conquistare nuovi ambienti comunicativi e sociali. Poiché, a lungo andare, questo limite viene avvertito dal bambino come una carenza rispetto agli altri, vi è il rischio di un’accentuazione del suo disagio e delle sue difficoltà interiori. Ed è per questo motivo che il mutismo selettivo può durare diversi anni.
Interventi
Quando sono presenti queste difficoltà comunicative è fondamentale creare attorno al bambino un ambiente sereno e gioioso, così che si trovi a proprio agio sia in famiglia sia a scuola. Contemporaneamente è bene evitare di pressare il bambino al fine di spingerlo o peggio costringerlo alla comunicazione, in quanto questa violenza non farà altro che peggiorare il suo già cattivo rapporto con la realtà esterna a lui. Poiché è raro che la comunicazione scompaia totalmente, è importante che i genitori e gli educatori accettino senza riserve gli strumenti, le modalità e i tempi che il bambino è in grado di utilizzare.
Nell’ambito della classe è bene che egli, inizialmente, entri in relazione con un solo coetaneo da lui scelto e con il quale vi è affinità di carattere e con il quale egli può stabilire o si sono già stabilite, una qualche comunicazione ed intesa anche non verbale.
Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Il bambino e l'ambiente" -Volume unico