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Le paure negli adulti e nei genitori

30-09-2023 17:24

Emidio Tribulato

Psycho-affective problems, Paure e fobie negli adulti,

Le paure negli adulti e nei genitori

Anche negli adulti sono presenti molte paure e fobie che possono comportare delle conseguenze sui minori.

La paura, anzi le paure, perché di solito sono più d’una, accompagnano l’essere umano dalla culla alla tomba, pertanto sono comuni anche negli adulti. 

Il Galimberti (2006, vol. 3, p. 19) così la definisce:

 “Emozione primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia. La paura è spesso accompagnata da una reazione organica, di cui è responsabile il sistema nervoso autonomo, che prepara l’organismo alla situazione d’emergenza, disponendolo, anche se in modo non specifico, all’apprestamento delle difese che si traducono solitamente in atteggiamenti di lotta e fuga”.[1]

Se nell’ansia non vi è una paura specifica ma molte situazioni possono provocare uno stato di allarme, nelle paure e nelle fobie si teme un oggetto o una situazione particolare (oggetto fobico). Le persone affette dalle paure sanno che l’emozione che avvertono è eccessiva e irrazionale, tuttavia non possono fare a meno di provare l'ansia che le accompagna. Le statistiche ci informano in maniera precisa sulla frequenza degli incidenti mortali dovuti ai vari mezzi di trasporto e da queste si evince che l’aereo è uno dei mezzi più sicuri. Ma sapere tutto ciò non diminuisce affatto l’ansia provata dalle persone che hanno paura dell’aereo. I piccoli ragni, presenti spesso nelle case di campagna, sono assolutamente innocui, tranne che per gli insetti di cui sono ghiotti, ma il sapere tutto ciò non consola affatto chi ha paura di loro.

Pertanto nell’emozione paura c’è la percezione, non importa se reale o immaginaria, di una minaccia all’esistenza o all’integrità biologica dell’organismo proprio o altrui. È, quindi, un’emozione proiettata nel futuro, anche se determina effetti nel presente: si ha paura di ciò che accadrà o che potrebbe accadere. La paura è proporzionale al rischio al quale si pensa di essere esposti: ciò vale a dire che la paura è in funzione del pericolo percepito e anche della propria vulnerabilità. Quando l’entità del rischio è sconosciuta, la paura è massima e se è carica di presentimenti di morte, si definisce terrore.

La paura provoca delle risposte che vanno dal desiderio di eliminare o distruggere le circostanze o le persone che la provocano (condotte aggressive), alla fuga (condotte di evitamento) dalla situazione, luogo o persona ritenuta minacciosa (fuga dall’oggetto o evento fobogeno)

 Le paure e le ansie si trasmettono ai figli creando in loro altrettante paure ed ansie. 

 

Le fobie.

Si parla di fobia quando l’ansia di fronte ad un oggetto o a un evento di cui si ha paura è notevole, opprimente e non può essere contenuta con argomenti razionali. Si parla di fobia, inoltre, quando vi è qualcosa che va al di là del controllo volontario, per cui è incontrollabile e invincibile e provoca un’attivazione emotiva sproporzionata rispetto alla situazione che il soggetto sta vivendo. La fobia porta a dei comportamenti di evitamento che, a lungo andare, limitano in modo drammatico il normale proseguimento della vita del minore. 

Le fobie si distinguono dalle paure anche perché non scompaiono di fronte a una verifica della realtà.

Nelle fobie le reazioni fisiologiche atte alla difesa o alla fuga, che sono presenti anche nella paura, sono molto più intense, per cui si attiva rapidamente l’evitamento della situazione temuta, ad esempio mediante la fuga. Per tale motivo il soggetto che soffre di fobie prevede in modo accurato tutte le situazioni che lo possono mettere in ansia e le evita sistematicamente. Ciò comporta una limitazione della propria vita sociale, più o meno grave in base all’oggetto fobico. 

Ad esempio l’adulto che ha fobia dell’aereo rischia di perdere tutte le possibilità lavorative e di svago che questo mezzo di trasporto permette. Il bambino che ha fobia della scuola rischia di perdere le opportunità culturali e socializzanti di questa istituzione. 

Gli oggetti fobici possono essere numerosissimi e possono cambiare con il passare degli anni. Tutti gli oggetti, gli animali, le persone e le situazioni strane o comunque potenzialmente pericolose, possono far scattare una o più fobie. La paura dell’aereo (aerofobia) preoccupa le compagnie, che cercano di farla superare ai loro potenziali clienti istituendo dei corsi specifici. La paura dei luoghi chiusi (claustrofobia), come l’ascensore, è invece ben gradita ai condomini in quanto diminuisce le spese per l’energia elettrica. Ma vi è anche la paura dei luoghi troppo scoperti (agorafobia), la paura dell’altro sesso (androfobia e ginofobia), o in generale di tutto ciò che riguarda la vita sessuale. 

Ben gradita alle case produttrici di detersivi è la diffusa paura dello sporco (acatartofobia) che fa aumentare le loro vendite. Ma anche molto diffusa in epoca di globalizzazione e di emigrazione clandestina è la paura dello straniero. Da non dimenticare, inoltre, la paura di soffrire una grave malattia (ipocondria), la paura degli animali (zoofobia), degli insetti (entomofobia) e così via.

 

A volte le fobie e le paure nascono da un cattivo rapporto avuto in passato con l’oggetto fobico, per cui si è rimasti traumatizzati da quel primo incontro o scontro; molte volte, invece, l’oggetto fobico viene investito da paure ancestrali non legate ad alcuna esperienza traumatica specifica. Ad esempio, è insita nella specie umana la paura degli insetti e dei topi in quanto portatori di malattie; dei luoghi aperti in quanto vi è il rischio di essere assaliti; dei luoghi chiusi, dai quali è difficile fuggire e così via. In alcuni casi, però, non vi è alcun collegamento razionale tranne che con dei vissuti profondi della persona nei quali troviamo importanti elementi di sofferenza e conflittualità. 

TIPI DI FOBIE

Le fobie semplici o monosintomatiche sono generalmente scatenate da luoghi, oggetti, persone, animali o situazioni ben precisi e circoscritti: ad esempio una paura intensa o irrazionale dei serpenti, dei coltelli, dei luoghi alti, della polvere, dell’acqua, del volare, dell’altezza e così via. 

Nelle fobie complesse o multisintomatiche vi è un sentimento di timore verso tutto e tutti per cui questo tipo di fobie sono molto invalidanti. Le fobie complesse, nel tempo, possono invadere zone sempre più ampie della vita di una persona e creare uno stato di allerta permanente.

CONSEQUENZE SUI MINORI 

Le conseguenze sui minori di un ambiente nel quale dominano paure e fobie, dipendono molto dall’intensità con la quale queste emozioni sono vissute, ma anche dal tipo di paure o di fobie. Se queste sono limitate a un particolare oggetto, animale o cosa che un genitore o un familiare cerca di non incontrare, l’influenza negativa sulla vita sociale del bambino può non essere notevole. Ad esempio, se la paura riguarda solo l’uso dell’ascensore, il problema non si presenta particolarmente grave: basta avere buone gambe e muscoli allenati per evitarne l’uso. Me se la paura, o peggio la fobia, riguarda le autostrade o tutti i mezzi di trasporto in generale, le limitazioni alle quali si costringeranno i figli saranno molto pesanti e numerose. Non solo, ma la possibilità che questi assistano ad una crisi d’ansia e quindi si traumatizzino nel vedere la madre o il padre in una situazione psichica notevolmente alterata, diventa molto più frequente. Altrettanto coinvolti sono, inoltre, i minori che vivono con persone che hanno paura dello sporco o del disordine. In questi casi i bambini saranno continuamente rimproverati, richiamati o puniti, per non essersi lavati sufficientemente o per aver lasciato in disordine le loro cose o i loro giocattoli. Questi minori, inoltre, saranno costretti ad assistere a svariate liti tra il coniuge affetto da queste patologie e l’altro che, essendone immune, si ribella alle costrizioni imposte dal coniuge disturbato. 


 

[1] Galimberti U., “Dizionario di psicologia”, Gruppo editoriale L’Espresso, Roma, 2006, volume terzo, p. 19.

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