Il nostro obiettivo principale dovrà essere quello di aiutare il bambino ad abbandonare la condizione di chiusura, in modo tale che possa riprendere la sua normale crescita affettivo-relazionale.
Attuare questo progetto non è facile, soprattutto nella fase iniziale, poiché dovremo superare gli ostacoli che provengono sia dalla condizione di chiusura del bambino che da noi adulti.
Il primo ostacolo riguarda la notevole sfiducia che questi bambini provano nei confronti degli esseri umani e del mondo fuori di loro. Per tale motivo, se noi non ci adeguiamo ai loro bisogni del momento essi non abbandoneranno mai la chiusura in se stessi. Chiusura che per loro è una difesa nei confronti del mondo esterno.
Il secondo ostacolo, altrettanto importante, concerne noi adulti che abbiamo la tendenza a voler educare e stimolare tutte le capacità del bambino, che immaginiamo siano carenti. Questi comportamenti non sono da loro accettati e sopportati, per cui se noi li attuiamo essi reagiranno mantenendo o accentuando la chiusura.
Per tale motivo è necessario non solo mettersi personalmente in gioco ma anche abbandonare la nostra istintiva tendenza a correggere ed educare. Ciò fino a quando il bambino non sarò completamente libero dalla condizione di chiusura autistica.
Dobbiamo, invece, focalizzare tutta la nostra attenzione sui bisogni interiori di questi bambini, in modo tale da rispettare al massimo la loro idiosincrasia verso tutto ciò che a loro potrebbe apparire una richiesta, un consiglio o peggio ancora una pressione che li costringa a fare o a non fare una determinata azione; oppure ad attuare o non attuare un determinato comportamento.
In definitiva, durante tutto il periodo che precede l’abbandono completo della chiusura autistica e la sua completa apertura verso gli altri e il mondo, eviteremo di cercare di insegnare al piccolo ciò che non conosce: parole, termini corretti, numeri, colori e tutte le altre nozioni che di solito si insegnano ai bambini di una certa età. Tuttavia, se capita di parlare di animali, oggetti, colori emozioni, numeri, quantità ed altro ne diremo il nome e anche la funzione in modo semplice e spontaneo, così come faremmo con un bambino che rientra nella norma. Allo stesso modo eviteremo tutte le parole e gli stimoli tendenti ad educare la sua autonomia personale: vestirsi da solo, lavarsi, mangiare senza essere imboccato, dormire nel suo lettino. Eviteremo anche le indicazioni tendenti a fargli apprendere le normali buone maniere: salutare i nonni dandogli un bacio; dare la mano ai familiari ai parenti o alle persone estranee; stare a tavola e mangiare in maniere educata: se si è in un locale non dare fastidio agli altri commensali e così via.
Punteremo invece tutto il nostro impegno e la nostra attenzione nel cercare in tutti i modi di creare un ambiente di vita molto gioioso, allegro, accettante e affettuoso, eliminando dalla vita del bambino tutti i luoghi e le situazioni che lo mettono o potrebbero metterlo in ansia o creargli disagio. Tra i luoghi da eliminare vi sono sicuramente l’asilo nido, la scuola e gli altri luoghi istituzionali, ma anche le varie terapie nelle quali spesso, ma in modo improprio, sono coinvolti questi bambini. Inoltre cercheremo in tutti i modi di instaurare tra noi e il bambino un piacevole e gratificante clima di allegria, fiducia e reciproca intesa. Soltanto operando in questo modo riusciremo ad abbattere la barriera che il bambino aveva costruito e potremo realizzare con il piccolo un legame forte, solido, affettuoso, sicuro ma anche piacevole e gioioso. Legame che darà a lui un’immagine positiva di noi e del mondo che noi rappresentiamo. In definitiva dovremo fare in modo che il mondo fuori di lui, di cui ha paura e sfiducia, diventi ai suoi occhi un mondo ricco di gioia, armonia e accoglienza.
Per realizzare ciò dovremo necessariamente utilizzare soprattutto l’ascolto dei suoi bisogni e desideri del momento. Bisogni e desideri che cercheremo di accogliere e soddisfare il più possibile e il più rapidamente possibile.
La partecipazione
La partecipazione ai giochi proposti dal bambino non è semplice poiché spesso questi bambini, almeno inizialmente, non chiedono ai genitori e agli adulti quale gioco effettuare. Sarà compito degli adulti mettersi in ascolto delle necessità del bambino in un determinato momento e adeguarsi ai suoi desideri o bisogni del momento. Tenendo conto che, almeno inizialmente, essi tendono a cambiare attività continuamente e non sempre accettano la nostra partecipazione, proprio per il motivo che abbiamo detto prima: non avere fiducia negli altri e nel mondo esterno.
Il gioco del bambino raggiunge la massima efficacia quando:
Entrambi i genitori si impegnano e coinvolgono in questa attività.
Quando non li consideriamo un impegno o un lavora noioso da fare, ma ci divertiamo insieme al piccolo.
I giochi più frequenti che abbiamo annotato.
I giochi che ogni bambino costruisce con l’aiuto e la collaborazione dei propri genitori possono essere i più diversi. Elenchiamo quelli più comuni:
Fare la stessa azione
- Il bambino muove i fili della tenda il genitore fa lo stesso gesto.
- Il bambino muove la macchinina avanti e indietro sul pavimento…il genitore prende anche lui una macchinina da far andare avanti e indietro imitando il rumore.
- Lui ama correre in circolo o da una parte all’altra del corridoio o della stanza per scaricare la sua tensione interiore. Noi non solo non lo ostacoleremo, ma parteciperemo correndo insieme a lui, ridendo e scherzando per quello che insieme stiamo facendo.
- Invece di correre uno accanto all’altro, possiamo correre uno di fronte all’altro, fino all’abbraccio finale.
- A lui piace buttare in aria delle palline o delle costruzioni. Facciamo lo stesso anche noi ridendo e scherzando sul piacevole gioco che abbiamo insieme costruito.
- A lui piace prendere le pietrine sulla spiaggia o vicini al fiume e buttarli nell’acqua…noi faremo lo stesso.
- Lui ama saltare sul letto…Facciamo anche noi la stessa cosa ridendo e divertendoci insieme a lui.
- Lui fa dei versi, noi facciamo gli stessi versi sorridendo per fargli capire che non solo ciò che lui fa non ci scandalizza ma che è un’occasione per giocare insieme.
- Il bambino batte su un tamburo o un altro oggetto che fa rumore. Noi facciamo la stessa cosa cercando di seguire il suo ritmo.
Far volare le farfalline di carta
- Lui ha scoperto la gioia di ritagliare dei pezzetti di carta… Forniamogli delle forbici a punta smussa, affinché possa ritagliare dei fogli e, se non riesce a fare ciò, facciamolo noi per lui.
- Inoltre potrebbe piacergli buttare questi pezzettini di carta in aria o dal balcone di casa, perché negarglielo? Saremo noi stessi a fornire tanti pezzetti da carta da far volare dal balcone come fossero delle farfalline.
Uno accanto all’altro
- Lui vuole mettere in un ordine ossessivo, uno accanto all’altro delle costruzioni, degli animali giocattolo, delle scatole, dei fermaglietti. Insomma lui in un determinato momento ha bisogno di mettere in ordine, per sentirsi più tranquillo, sperando che anche ciò che si agita dentro di lui e lo confonde possa ritornare al suo posto. Aiutiamolo in questa ricerca dell’ordine esteriore che spesso rappresenta una ricerca di un ordine interiore dandogli noi, uno ad uno, gli oggetti da lui scelti.
Correre
- Conto alla rovescia. Un genitore, da una parte della stanza, fa il conto alla rovescia dicendo: “pronti, partenza, via” il bambino corre da una parte all’altra della stanza e quando arriva siamo pronti ad accoglierlo con un applauso e un abbraccio. Ma solo se ama i nostri abbracci.
- Giocare ad “Acchiapparello”. Il bambino corre liberamente e il genitore lo rincorre. Poi al contrario il genitore corre e il bambino lo deve prendere.
Su e giù con l’ascensore
- Lui ama andare su e giù con l’ascensore. Noi lo accontentiamo, sperando che gli altri condomini non si innervosiscano troppo!
Giochi del cucù
- Noi ci poniamo di fronte al bambino, sorridendo. Ci copriamo il viso con le mani, per poi, dopo qualche momento di attesa, scoprirlo dicendo “Cucù”. Vi è una variante a questo gioco mentre nascondiamo il viso con le mani o con un fazzoletto anziché restare in silenzio, diciamo: «Bubù» oppure: «Bauuu». E quando scopriamo il volto esclamiamo: «Settete!» oppure: «Cette!».
- Dopo un po’ di volte che abbiamo fatto questo gioco, invece di nascondersi dietro le mani, possiamo provare a nasconderci dietro una porta, una tenda, sotto una coperta.
- Oppure anziché nascondere noi stessi, possiamo nascondere un piccolo oggetto, tra le mani o sotto un fazzoletto.
- Altra variante ancora è quella di mettersi di fronte al bambino con un volto serio-serio per poi, dopo qualche secondo, sbuffare a ridere facendo una pernacchietta.
Mano – mano - mano
- Sorridendo poniamo la nostra mano destra in quella sinistra del bambino e poi viceversa quella sinistra nella sua mano destra. Se il bambino riesce a rispondere, l’alternanza può avvenire in modo sempre più veloce fino a scoppiare in una risata e in un abbraccio.
Il mostro che ti mangia
- Facciamo finta di essere un mostro che con un ringhio vuole magiare il bambino e poi scoppiamo a ridere.
Altalena
- L’altalena può diventare un gioco da fare insieme se, piuttosto che spingere il bambino da dietro le spalle, la mamma o il papà spingono il figlio dal torace o dal pancino in modo da provocare il suo riso gioioso.
Saltare
- Possiamo saltare insieme al bambino sul letto, sul tappeto elastico, su un materasso messo a terra, sia tenendosi per mano sia ognuno per conto proprio. Il saltare insieme è sempre divertente.
Giochi con l’acqua
- Riempiamo una vaschetta o il bidet con acqua semplice o saponosa e insieme al bambino divertiamoci a sguazzare con le mani.
Scopriamo la natura
- Distende molto sia noi che il bambino passeggiare in un prato, in un bosco o sulla riva del mare. Queste passeggiate possono essere occasione di mille giochi con ciò che troviamo nel nostro cammino: fiori, pietre, castagne, legnetti ecc.
Il girotondo
- Tutta la famiglia fa il girotondo che termina con un applauso.
Le bolle di sapone
- Fare delle bolle di sapone e lasciare che il bambino le guardi e se vuole le faccia scoppiare con le mani o con un oggetto.
Palloncini gonfiabili
- Gonfiare uno o più palloncini e giocare con questi lanciandoli in aria.
- Gonfiare un palloncino e poi aprire le dita per fare uscire l’aria, lasciando che il palloncino svolazzi libero nella stanza o su un prato.
Giocare con le canzoncine
- Giochiamo a cantare delle canzoncine mimandole con le mani e il corpo.
- Giochiamo ad ascoltare della musica, ballando insieme a lui.
Saltellare
- Saltelliamo con il bambino sulle spalle.
Le coccole
Se lui le accetta volentieri…
- Facciamo al bambino il solletico sul pancino, sul collo, nei piedini.
- Baciamolo o facciamoci baciare.
- Accarezziamolo e facciamoci accarezzare da lui.
- Accettiamo che sia a lui a fare il solletico a noi.
Nascondino
- Nascondersi dietro un divano, una tenda, un pilastro o altro, per poi uscire all’improvviso mentre il piccolo ride di gusto.
- Una variante: la madre si nasconde dietro la tenda e chiede al figlio: “Dov’è la mamma?”
Testa -testa
- Avviciniamo la nostra testa a quella del bambino fino a toccarla e poi ci allontaniamo facendo finta di averci fatto del male oppure con una pernacchietta.
Alto - Alto
- La mamma o il papà alzano in alto il piccolo con una esclamazione gioiosa. Oppure prendendo il bambino per la vita possono fargli fare l’aereo che vola per la stanza.
Giochi di imitazione
- Quando il bambino ha abbandonato in parte la sua chiusura autistica può amare impastare, preparare una pizza, cucinare e servire piatti appetitosi. Può imitare il meccanico e far finta di aggiustare le macchinine o può seguire la madre facendo finta di pulire la stanza con l’aspirapolvere.
Giochi strutturati
- Giocare a carte – giocare al domino con i puzzle e così via.
- Guardare insieme le immagini di un libro.