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Autismo o non autismo?

07-04-2023 12:47

Emidio Tribulato

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Autismo o non autismo?

Esaminiamo quali sono gli elementi da evidenziare per poter fare una corretta diagnosi di autismo.

 

Che cosa ci aiuta a fare una diagnosi di autismo, e come possiamo escludere tutto ciò che autismo non è. 

Crediamo che sia inutile andare a ricercare nel bambino tutti i sintomi che noi elenchiamo quando parliamo di Autismo. Il motivo è semplice: i sintomi in questi bambini, sono talmente numerosi ma soprattutto sono talmente variegati e spesso contraddittori sia nello stesso bambino che in bambini diversi, che questa ricerca ci porterebbe fuori strada. 

Né tantomeno possiamo valutare la presenza o meno di questa, che per noi è una difesa arcaica effettuata dal bambino in un momento molto precoce della sua vita, dando dei punteggi a questo o a quell’altro segnale di sofferenza e poi, fare la somma per arrivare alla diagnosi. 

Credo che dovremmo basare la nostra diagnosi su ciò che distingue questo grave disturbo psichico. 

Se ci pensiamo bene ciò che è veramente caratterizza l’autismo è la chiusura in se stessi (=autismo) Questo bambino si è chiuso in se stesso in un particolare momento della sua esistenza a causa della presenza nel suo ambiente di vita di una o più situazione eccessivamente stressanti o traumatiche.

E poiché questa chiusura è avvenuta in un momento molto precoce della sua vita, quando ancora non aveva potuto sviluppare la sua personalità e le sue difese nei confronti degli stimoli negativi sia esterni che interni e le sue difese psicologiche non si erano formate in maniera adeguata, il bambino, rimanendo fragile ed emotivamente immaturo, manifesterà alcuni o molti sintomi causati dalla sua grave condizione psichica nella quale si è venuto a trovare. 

Pertanto per essere certi della nostra diagnosi dobbiamo cercare gli esiti e le conseguenze di questa precoce chiusura. 

Dobbiamo trovare un bambino che:

  • Non ha fiducia negli altri e nel mondo fuori di lui. E quindi si oppone quando gli chiediamo qualcosa. E non sopporta le nostre richieste.
  • Un bambino che tende ad ignorare i genitori e gli altri familiari dei quali non cerca il conforto, il dialogo, lo scambio ma che, al contrario, utilizza chi ha cura di lui, soltanto per soddisfare i suoi bisogni essenziali: ho fame dammi da mangiare, ho sete: dammi da bere! Ho sonno: portami a letto! Ho fatta la cacca: puliscimi! 
  • Un bambino la cui emotività e personalità è rimasta fragile, immatura. (Ricordiamoci che noi maturiamo mediante il rapporto con altri esseri umani). 
  • Un bambino che preferisce vivere nel suo mondo: per cui si muove nella sua casa o all’esterno di essa, con frequenti momenti di estraniamento dalla realtà.  
  • Un bambino che utilizza gli oggetti e i giocattoli soltanto per cercare di diminuire la sua tensione e la sua ansia e a volte anche la sua aggressività. Ma non costruisce un gioco. E quindi allinea gli oggetti, li mette uno sopra l’altro, li sbatte uno sull’altro, li scaglia a terra. 
  • Un bambino che pur emettendo mugolii o anche parole o frasi non ha alcun interesse, o ha un interesse molto ridotto allo scambio di emozioni e sentimenti con chi lo circonda.

Tutto questo però non ci dovrebbe portare, come purtroppo avviene, a definire questi bambini come autistici o come ora i fautori delle cause genetiche preferiscono chiamarli: neurodiversi, neurodivergenti, neuroatipici. 

Queste modalità di vedere l’autismo tende a segnare per tutta la vita, come un marchio indelebile, dei piccoli esseri umani, che hanno certamente un’importante patologia psichica, ma che tuttavia sono disponibili e pronti ad abbandonare la loro difesa psicologica e quindi la loro chiusura, se gli adulti e soprattutto i genitori saranno disponibili a modificare il loro ambiente di vita rendendolo molto accettante, sereno, gioioso e tenero.  

Abbiamo scoperto, infatti, dai nostri studi, che questo tipo di chiusura, come tutte le chiusure, è reversibile. 

Facciamo un esempio molto semplice. Può essere capitato a tanti di noi di innamorarsi di un uomo o di una donna. E di vivere, inizialmente, con quest’uomo o questa donna un amore pieno, bellissimo. Amore che purtroppo, in un momento successivo, può essere stato infangato e distrutto dal tradimento, dall’abbandono con conseguente sofferenza, talmente grande da far dire a se stessi: “Io non voglio più provare questa sofferenza, io non voglio avere a che fare con altre donne, con altri uomini, anzi ancora di più, io non voglio avere a che fare con i sentimenti amorosi, in generale”.

Di solito, per fortuna questi propositi, che sono una difesa nei confronti di una possibile nuova esperienza negativa, non si mantengono. 

Perché? Perché Il tempo guarisce, certamente, ma soprattutto perché le ferite inferte nel nostro cuore possono guarire mediante l’incontro con un’altra donna o con un altro uomo, che riescono a manifestare verso di noi delle attenzioni talmente dolci, affettuose, empatiche, da farci dimenticare il passato e da far riaprire il nostro animo a nuovi sentimenti amorosi e a una nuova relazione. 

Lo stesso avviene in questi bambini. Se le attenzioni dei genitori e del suo ambiente di vita sono notevolmente empatiche, piacevoli, allegre, affettuose, vicine, accoglienti, rispettose dei suoi bisogni e dei suoi desideri, egli apre nuovamente il suo cuore e la sua mente e abbandona la chiusura che si era imposta. 

In questo caso notiamo la scomparsa dei segnali di chiusura dei quali abbiamo parlato sopra e il graduale sviluppo di tutte le sue capacità che si erano come congelate durante il periodo della chiusura autistica.  

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