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Ansia generalizzata. Ansia somatizzata. Attacchi di panico,

29-04-2023 10:59

Emidio Tribulato

Problematiche Psicoaffettive, ansia adulti,

Ansia generalizzata. Ansia somatizzata. Attacchi di panico,

L'ansia è una emozione comune. Tuttavia quando è eccessiva limita molto la vita di chi ne soffre e delle persone che sono accanto alla persona ansiosa.

 

“La prevalenza dei disturbi d’ansia negli Stati Uniti è stimata intorno al 10- 15% [1].

L’ansia è un’emozione che tutti noi facciamo comunemente nel corso della nostra vita. Chi non ha mai provato ansia quando da bambino o adolescente, seduto nel banco, a capo chino, aspettava che il professore aprisse il registro per scegliere, in base a sue profonde e imperscrutabili alchimie, chi interrogare quel giorno?

 

Chi non ha provato ansia, mentre in un’aula universitaria assisteva agli esami degli altri candidati e si chiedeva continuamente: “Questo domanda la so, questa non la so?”, “oh, Dio! fa domande troppo difficili! Cosa faccio? Non è meglio se mi ritiro e do la materia un’altra volta?” L’ansia fa compagnia anche a tutti i neo papà i quali, dietro la porta della sala parto, aspettano che la consorte metta al mondo il loro primogenito.

Accanto a queste ansie spiacevoli vi sono anche quelle piacevoli, come quando, con struggimento, aspettiamo l’amata o l’amato al primo appuntamento. Mentre in psicoanalisi i termini di ansia e angoscia sono usati come sinonimi, nell’ambito della psichiatria si preferisce usare il termine angoscia, quando l’ansia è molto intensa ed è accompagnata da paure irrazionali, da una sensazione di malessere generico e, a volte, da vertigini, sudorazioni, e palpitazioni cardiache, per cui ha un potere paralizzante, producendo confusione.[2]

Non è facile descrivere l’ansia: viene comunemente indicata come una sensazione di paura vaga e senza un oggetto specifico. In questo senso si distingue dalla paura nella quale vi è un ben definito oggetto che si teme. Per Bressa[3] : “l’ansia si può definire come quel fenomeno funzionale, destinato a sollecitare nel complesso mente-corpo che forma il nostro universo, una risposta sintonica ed adattativa agli stimoli esterni”. Lo stesso autore la definisce come quella sensazione di attesa penosa, quel malessere che ci impedisce una piena realizzazione facendoci vivere male anche le situazioni più banali[4]. Ma chiunque l’abbia provata, almeno una volta, sa che è qualcosa di più e di diverso. È un’emozione che impedisce di pensare correttamente e serenamente. È un’angoscia che blocca il respiro. È una sgradevole tensione che avvolge e sconvolge il corpo e la mente. È una bufera dentro la quale ci si ritrova sballottolati “come foglie al vento”. In altri casi si ha la sensazione di navigare su una fragile barchetta in mezzo alla tempesta, senza riuscire ad avere una meta precisa, senza riuscire a concentrarsi anche su compiti estremamente semplici e banali.

L’ansia viene considerata un’emozione normale, in quanto è notevolmente presente nella vita quotidiana: sia degli animali, sia dell’uomo. Essa è una forma particolare di paura che si sviluppa quando si è esposti a un pericolo che è ancora incerto, nella sua natura e indefinito nello spazio e nel tempo. L’ansia ha la funzione di mettere in allerta il corpo, in modo tale che possa affrontare al meglio: con più grinta ed efficacia, le prove più difficili ed ardue. Questa emozione si ritrova maggiormente nel sesso femminile, forse per permettere alle madri di attivarsi prontamente e rapidamente nella protezione e nella cura dei piccoli.

L’ansia è spesso accompagnata da una o più sensazioni fisiche sgradevoli: aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, sudorazione, dolori al petto, cefalea, respiro corto, nausea, tremore interno, formicolii, dolore di stomaco e secchezza alla bocca. A questi sintomi seguono stanchezza e spossatezza come quando si è compiuto uno sforzo notevole.

L’ansia si distingue dalla paura vera e propria per il fatto di essere aspecifica e vaga.

Ansia piacevole – Ansia sgradevole.

 

Tutti noi abbiamo sicuramente sperimentato, più di una volta, nella nostra vita l’emozione dell’ansia, e abbiamo imparato a distinguere nettamente l’ansia piacevole da quella sgradevole. Quando, aspettando l’arrivo della persona amata, abbiamo avvertito il cuore battere forte, mentre le tempie pulsavano, il respiro si faceva corto e la bocca diventava secca e asciutta, abbiamo provato cosa significa l’ansia piacevole. Altre volte, sicuramente, abbiamo provato anche l’ansia sgradevole, quando, in ritardo rispetto all’orario di rientro a casa, prevedevamo un’aspra e dura reprimenda da parte dei nostri genitori.

Le situazioni ansiogene

Le situazioni che provocano ansia possono essere una o più di una e possono variare nel tempo in base agli stimoli interni o esterni. Molto condizionati da quello che leggiamo nei quotidiani o vediamo in tv, il pericolo può assumere, di volta in volta, la veste di un pedofilo, di uno stupratore o violentatore pronto a ghermire noi o un nostro figlio all’angolo della strada. In altri periodi e per altri soggetti sono le malattie che possono metterci in allarme. Ad esempio, dopo il decesso di una persona amica per una malattia incurabile, diventiamo noi gli esperti nel riconoscere i primi sintomi di un tumore incombente, per cui ci sottoponiamo e costringiamo a sottoporsi le persone a noi care, a tutti gli esami possibili pur di scovare e distruggere in tempo questa insidiosa malattia.

Ma non sono solo gli esseri viventi, grandi o piccoli che siano, a stimolare la nostra ansia. Anche la natura ci può mettere in allarme. Dopo una catastrofe causata da un’alluvione o da un terremoto, guardiamo con trepidazione e sospetto il placido fiume della nostra città. Fiume che, fino a quel momento, aveva accompagnato i momenti più lieti e sereni della nostra vita e della nostra infanzia. Allo stesso modo, dopo un devastante terremoto avvenuto molto lontano da noi, con la visione di muri accartocciati e sventrati dalle onde del sisma, osserviamo con palpitazione e sospetto le travi della casa dove abitiamo. Travi che prima ci erano sembrate forti e robuste, mentre ora ci appaiono ridicolmente fragili e inefficaci a sopportare la minima scossa tellurica.

Oggi che i mass- media pur di vendere, pur di attirare e coinvolgere il pubblico riprendono, a volte per mesi e anni le notizie più truci e sconvolgenti, sottolineando i particolari più macabri, gli aspetti più morbosi purché capaci di provocare nei lettori e negli ascoltatori paura, rabbia, collera, disgusto, i motivi di ansia sembrano aumentare ogni giorno di più.

 

Ansia fisiologica e ansia patologica

L’ansia fisiologica è quella che si attiva quando l’essere umano, per evitare di correre dei rischi di fronte ad un pericolo reale o semplicemente immaginato, mette in moto i meccanismi di salvaguardia che lo proteggono da possibili conseguenze negative[5]. Per ottenere ciò, tutto l’organismo si attiva al fine di valutare rapidamente, mediante le sue conoscenze e le sue esperienze, l’ambiente che lo circonda, per poi affrontarlo nel modo migliore possibile con forza e determinazione.

Situazione diversa è quella di chi vive questa emozione con troppa frequenza o con un sentire dolorosamente accentuato (ansia patologica). In questi casi vi è una notevole discrepanza tra le situazioni da affrontare e la tensione che si mette in moto, per cui, anche problematiche molto blande, banali o poco difficili o pericolose, sono affrontate con enorme tensione. In molte occasioni, addirittura, senza che vi sia alcuno stimolo ansiogeno esterno, il cuore, la mente, il corpo, delle persone che soffrono di ansia patologica, sono come investiti e sconvolti per ore e a volte per giorni e notti intere, da questo stato d’allarme. Stato d’allarme che spossa, rende notevolmente indecisi su cosa fare e come farlo, altera e complica anche le attività più banali, mentre diminuisce le capacità di attenzione e concentrazione. Cosicché il rendimento, soprattutto il rendimento intellettivo, scade notevolmente. A questo proposito non bisogna dimenticare che esiste un parallelismo costante tra la vita affettiva e quella intellettiva, e che questo parallelismo prosegue lungo tutto lo sviluppo dell’infanzia e dell’adolescenza, in quanto per Piaget[6] “Ogni condotta presuppone degli strumenti o una tecnica: sono i movimenti e l’intelligenza. Ogni condotta però implica anche moventi e valori finali (il valore degli scopi): sono i sentimenti. Affettività ed intelligenza sono indissolubili e costituiscono due aspetti complementari di ogni condotta umana”.

Quando questo stato d’animo pervade la mente del soggetto ansioso ne soffrono anche i rapporti affettivi ed amicali in quanto l’ansia si diffonde alle persone con le quali ci si relaziona. Per tale motivo i rapporti interpersonali diventano difficili, dolorosi e conflittuali. È penoso stare in compagnia di una persona che emana spesso ansia (persona ansiogena), in quanto l’ansia si trasmette alle persone più vicine.

Il soggetto ansioso in modo patologico, valuta in modo errato gli eventi di cui è protagonista. Egli è pertanto coinvolto più dalle risonanze interne che dalle reali dimensioni dello stimolo[7]. Per tale motivo avverte la maggior parte delle situazioni come troppo grandi e rilevanti per le sue possibilità, pertanto tende ad evitare sempre di più le sollecitazioni per il timore, spesso ingiustificato, di non saperle affrontare. Oppure, al contrario, le affronta in maniera affrettata, convulsa, senza riflettere sufficientemente, per cui gli errori nella valutazione e nelle scelte sono numerosi e frequenti.

Per cercare di liberarsi dell’ansia, vi sono fondamentalmente due strategie: la prima è l’immobilità, per cui si cerca di allontanare questa sgradevole emozione cercando di distendere al massimo il proprio corpo, con la speranza che anche l’animo si distenda; la seconda è esattamente opposta alla prima: attivarsi notevolmente nel lavoro, negli impegni quotidiani o in attività motorie intense, come camminare, passeggiare, fare sport. Il tutto nella speranza di scacciarla mediante gli impegni, l’attività ed il movimento.

In sintesi, le conseguenze sono notevolmente disturbanti in quanto:

  • la persona vive molti momenti della sua vita con apprensione ed angoscia e sempre in allerta, in quanto pensa che i pericoli possono essere in ogni cosa e in ogni persona;
  • il soggetto ha difficoltà a vedere la realtà con occhi sereni ed obiettivi e gli avvenimenti nella giusta proporzione;
  • il suo stato di continua tensione gli rende difficile comunicare o ancor più mettersi in ascolto con gli altri, in quanto il soggetto è troppo impegnato a governare qualcosa difficilmente gestibile;
  • poiché il soggetto in preda all’ansia crea attorno a sé e negli altri un clima di allarme ingiustificato, rischia di accentuare il malessere di chi gli sta intorno. Pertanto la comunicazione sociale a seconda della gravità del vissuto ansioso, è più o meno compromessa;
  • le azioni della persona ansiosa sono dettate più dall’impulso del momento che non da un’analisi obiettiva e razionale della realtà, per cui gli errori che compie sono frequenti e le decisioni che attua spesso non sono coerenti ed efficaci;
  • questo vivere per lungo tempo in situazione di emergenza, pone la persona ansiosa in una condizione di facile irritabilità, stanchezza ma anche, a volte, maggiore reattività e aggressività;
  • poiché nei momenti in cui l’ansia è maggiore e più coinvolgente, il soggetto ansioso ha difficoltà a dare risposte efficaci, il suo rendimento è incostante e non armonico: maggiore in alcuni momenti e per alcune discipline, minore o molto minore in altri momenti e in altre discipline.
Le manifestazioni dell’ansia

L’ansia si può manifestare sotto forma di ansia generalizzata, di attacchi di panico, di somatizzazioni ansiose.

Ansia generalizzata

L’ansia generalizzata dura nel tempo e non è concentrata su un particolare oggetto o situazione. Pertanto è aspecifica e fluttuante. Le persone che hanno questo disturbo avvertono una tensione interiore che non si collega ad una particolare paura. Questo tipo di ansia interessa soprattutto il genere femminile, tanto che colpisce due donne per ogni uomo e può portare ad una menomazione considerevole. Questa tensione si evidenzia con una continua sequela di malesseri fisici, psicologici e psicosomatici, che impediscono al soggetto di vivere bene sia il suo lavoro che i rapporti con gli altri. A causa della persistente tensione interiore queste persone possono soffrire di emicrania, palpitazioni, vertigini e insonnia. Nello stesso tempo è per loro molto difficile affrontare le normali attività quotidiane, soprattutto quelle che richiedono un maggior discernimento, controllo e attenzione.

Questa tipologia d’ansia può essere associata ad elementi depressivi con ricorrenti pensieri e sentimenti tristi e penosi. Spesso è avvertita maggiormente al mattino rispetto alla sera. Forse perché la sera l’organismo, dopo ore di tensione continua, ha bisogno di riposo e quindi si impegna maggiormente a far cessare quest’inutile stato di allarme o forse perché la sera gli impegni ed il lavoro cessano, per cui diminuiscono anche gli stimoli ansiogeni.

In alcuni soggetti però l’ansia continua anche durante il sonno, pertanto, quello che dovrebbe essere il periodo di maggior riposo viene alterato sia in qualità che in quantità. Quando l’ansia si presenta in modo continuo e cronico, alla lunga produce, oltre a vari disturbi psicosomatici, anche una reale diminuzione della resistenza alle malattie infettive, per una caduta delle difese immunitarie.

 

 

Gli attacchi di panico

L’ansia si può presentare in maniera brutale e acuta con gli attacchi di panico. Sebbene questi, qualche volta, sembrino nascere dal nulla, generalmente sono avvertiti dopo esperienze traumatiche o in seguito ad uno stress prolungato. Gli attacchi di panico hanno un inizio brusco per cui sono molto intensi già nei primi dieci minuti o anche meno. Spesso i soggetti che ne soffrono sono costretti a ricoverarsi al pronto soccorso in quanto avvertono, improvvisamente e in alcune particolari circostanze, come una bufera che si abbatte sulla loro mente e sul loro corpo: “Stavo bene, poi all’improvviso non riuscivo a mantenere il controllo della situazione, mi sentivo svenire, era come se stessi impazzendo, tutti i miei organi correvano all’impazzata”[8]. Essi avvertono intensa apprensione unita a tremore, scosse, vertigini e difficoltà respiratorie.

 

 

Anche se tutti gli esami risultano nella norma, le persone che soffrono di attacchi di panico continuano a preoccuparsi a causa delle manifestazioni fisiche dell'ansia che rafforzano il timore che nel loro corpo vi sia qualche grave malanno. A volte vi è la “paura di avere paura”. Si innesta un intenso timore di avere una crisi d’ansia. Ad esempio, i normali cambiamenti nella frequenza cardiaca, che si avvertono quando si sale una rampa di scale, possono far pensare a queste persone che nel cuore vi sia qualcosa che non va o che stanno per avere un attacco di panico. Pertanto, si bloccano ed evitano di andare avanti.

Questo tipo d’ansia lascia nell’individuo che ne è colpito un residuo di malessere, tanta paura per l’emozione subita e uno stato di grande prostrazione. Dopo aver fatto questo tipo d’esperienza, da quel momento l’individuo cerca in tutti i modi di evitare quei luoghi dove questa crisi è avvenuta.

Questo tipo di crisi d’angoscia è scatenato dalla concomitanza di quattro concause:

  1. percezione di pericolo incombente;
  2. informazioni inaffidabili o contraddittorie sulla natura e sulla entità del rischio;
  3. presentimento di non essere in grado di adottare adeguate contromisure di protezione e di difesa;
  4. sensazione che sia rimasto poco tempo per mettersi in salvo.

Quella maledetta autostrada

Un nostro paziente sessantenne, aveva avuto il suo primo attacco di panico in una galleria dell’autostrada che aveva percorso mille volte, senza alcun problema. Dopo quella prima crisi, per mesi aveva smesso di passare dall’autostrada, costringendosi ad effettuare un lungo tortuoso e lento percorso, per andare nel paese vicino dove lavorava. Un giorno, spinto dagli amici, nonché dalla consorte, decise di farsi coraggio, così da affrontare le sue paure. Messosi in macchina, con grande soddisfazione e stima per il coraggio che stava dimostrando a se stesso e agli altri, affrontò baldanzoso quella che era diventata la sua nemica: l’autostrada. Al casello prese il suo bravo biglietto, e mano a mano che procedeva nel suo percorso si sentiva sempre più forte, deciso, e sicuro di sé. Tutto sembrava andare per il meglio. Accanto a lui scorrevano le colline ed i panorami bellissimi che conosceva molto bene e che gli davano conforto e fiducia. Poi, all’improvviso, gli si parò davanti la galleria dove aveva avuto la prima crisi. In quel momento, nel suo corpo e nella sua mente, fu un vorticare di sensazioni e di emozioni che lo spinsero a bloccare la macchina e a fermarsi nella corsia d’emergenza, a pochi metri dall’entrata della galleria. Per un po’ rimase come stordito. Il cuore gli batteva all’impazzata, mentre avvertiva come una morsa stringergli lo stomaco. Riacquistato, dopo qualche minuto, un minimo di lucidità e di autocontrollo, riuscì a prendere il telefonino e a comporre il numero più facile che ricordava: il numero d’emergenza 113. All’operatore che gli rispose, con voce rotta dall’emozione disse soltanto: “Sono in autostrada, venite a prendermi”. Poi chiuse la comunicazione, spense il cellulare e si abbandonò sul sedile, spossato. In quella posizione, rannicchiato sul sedile, era assolutamente indifferente alle macchine e ai camion che sfrecciavano rombanti a pochi centimetri dalla sua auto. Solo dopo molto tempo, vedendo che nessuna volante della polizia veniva a salvarlo, ricordando la convulsa telefonata di soccorso, capì che nessuno sarebbe venuto a toglierlo dall’autostrada senza che avesse riferito il luogo dove si trovava.

L’ansia somatizzata

Quando l’ansia si manifesta soprattutto con sintomi legati al corpo, per il DSM IV siamo in presenza di un Disturbo di somatizzazione.

I soggetti affetti da somatizzazioni ansiose manifestano e descrivono i loro numerosi malanni in termini eclatanti ed esagerati: “Ho un mal di testa da impazzire”. “Mi fa tanto male la schiena che non mi posso muovere dalla sedia”. “Mi gira tanto la testa che non riesco a stare in equilibrio”. “Mi sembra di vedere doppio”. “Ho come un bruciore sulla parte sinistra del capo”. Questi soggetti, nonostante gli esami obiettivi e di laboratorio ai quali si sottopongono non giustifichino la gravità dei disturbi lamentati, spesso, per la loro insistenza sui sintomi ottengono, dai medici consultati, terapie mediche ed anche interventi chirurgici che risultano, a posteriori, assolutamente inutili.

I


 

[1] Kaplan, H.I., Sadock B. j., (1993), Manuale di psichiatria, Napoli,  Edises, p. 438.

[2] Sullivan H.S.,      (1962), Teoria interpersonale della psichiatria, Milano, Feltrinelli Editore, p. 27.

[3] Bressa G.M., (1991), Mi sentivo svenire – Conoscere e affrontare l’ansia, Roma, Il pensiero Scientifico Editore, pp. 1-2.

[4] Bressa G.M., (1991), Mi sentivo svenire – Conoscere e affrontare l’ansia, Roma, Il pensiero Scientifico Editore, p. 4.

[5] Bressa G.M., (1991), Mi sentivo svenire – Conoscere e affrontare l’ansia, Roma, Il pensiero Scientifico Editore, p. 3.

[6] Piaget J., (1964), Lo sviluppo mentale del bambino e altri studi di psicologia, Torino, Giulio Einaudi Editore, p. 23.

[7] Bressa G.M., (1991), Mi sentivo svenire – Conoscere e affrontare l’ansia, Roma, Il pensiero Scientifico Editore, p. 4.

[8] Bressa G.M., (1991), Mi sentivo svenire – Conoscere e affrontare l’ansia, Roma, Il pensiero Scientifico Editore, p. 4.