Enuresi
Si definisce enuresi l’emissione attiva, completa e incontrollata di urina dopo che sia passato il periodo della maturità fisiologica. Mentre per autori come Ajuriaguerra e Marcelli[1] questa maturità si acquisisce tra i tre ed i quattro anni, per altri autori il limite dell’acquisizione fisiologica del controllo degli sfinteri dovrebbe avvenire entro i cinque-sei anni.
Si distingue un’enuresi primaria quando questo controllo non si acquisisce all’età fisiologica e un’enuresi secondaria quando questo controllo, che si era già conquistato, si perde in un momento successivo. Per quanto riguarda la frequenza l’enuresi può essere quotidiana, settimanale o saltuaria. Mentre, per quanto riguarda il momento della giornata nella quale avviene l’espulsione incontrollata dell’urina, può essere diurna, notturna o mista. L’enuresi notturna è più frequente nei maschi mentre l’enuresi diurna è più frequente nelle femmine. Questo disturbo di solito diminuisce notevolmente dopo la pubertà.
L’enuresi può comportare una diminuzione dell’autostima, può costringere il bambino a evitare di dormire fuori casa, con conseguente compromissione della sua vita relazionale e sociale, e può innescare un cattivo rapporto tra il bambino e la madre, la quale potrà sentirsi costretta a un notevole surplus di lavoro a causa di questo problema. Nell’animo della donna, in questi casi, potrà montare rabbia, collera e risentimento nei confronti del figlio ”piscione”. Questi, a sua volta, investito da questi sentimenti negativi, è facile che viva questo problema con ansia, paura, sensi di colpa e d’indegnità i quali, a loro volta, potrebbero portare non solo a una persistenza dell’enuresi, ma anche ad altre manifestazioni di sofferenza e disagio interiore. È bene pertanto impegnarsi a risolvere tale disturbo in maniera veloce e radicale, per evitare al piccolo e ai suoi familiari continue frustrazioni.
Le cause
Cause organiche
Sono stati imputati fattori genetici e diverse cause organiche: come anomalie anatomiche e funzionali della vescica; disfunzioni del tratto genito urinario; infezioni delle vie urinarie; ma anche disturbi del sonno, per cui lo stimolo ad urinare non riesce ad interrompere il sonno eccessivamente profondo del bambino. L’enuresi notturna viene associata anche alla carente produzione notturna dell’ormone antidiuretico (ADH- antidiuretic hormone) da parte dell’ipotalamo. Ormone che riduce la diuresi durante la notte. Pertanto, in questi casi, viene consigliata una terapia sostitutiva con desmopressina.
Cause psicologiche
Se le componenti organiche ed ereditarie possono contribuire all’insorgere dell’enuresi, riteniamo che i fattori di origine psicologica siano più frequenti ed importanti. Infatti l’enuresi da danno neurologico non supera di solito il 30% dei casi, mentre l’enuresi da patogenesi psichica arriva al 70%.
Il benessere o il malessere interiore influenzano notevolmente il controllo sfinterico sia delle feci sia delle urine, tanto che negli animali e negli esseri umani la paura ed altre emozioni intense non solo negative, ma anche positive, possono alterare questo controllo. Da ciò l’espressione “farsela addosso per la paura” ma anche “scompisciarsi dalle risa”.
Anche per De Ajuriaguerra e Marcelli[2]: “I fattori psicologici restano i più evidenti. Basti ricordare la frequente corrispondenza tra comparsa e scomparsa dell’enuresi e quella di un episodio che segna la vita del bambino: separazione familiare, nascita d’un fratellino, entrata nella scuola, emozioni di qualsiasi natura …”
I motivi psicologici che possono portare all’enuresi possono essere, come per gli altri segnali di sofferenza, numerosi: conflitti familiari, carenze socio–economiche, istituzionalizzazione, ospedalizzazione, genitori con caratteristiche fobico–ossessive, atteggiamenti eccessivamente autoritari e repressivi da parte dei familiari o degli adulti, cambiamento di abitazione, approccio educativo troppo autoritario, e così via. Il bambino affetto da enuresi viene descritto con un carattere flemmatico, timido, ansioso, insicuro, pertanto l’enuresi dovuta a motivi ambientali può essere considerata come una manifestazione dell’ansia con effetto neurovegetativo sulle funzioni vescicali, oppure come espressione di ostilità verso una madre poco attenta ai bisogni del suo bambino.
Interventi consigliati
- Intanto è bene affrontare questo problema con tranquillità, serenità e fiducia.
- Evitare di rimproverare o colpevolizzare il bambino per questo involontario disturbo. La frustrazione che ne avrebbe, oltre al rischio di provocare problemi psicologici, potrebbe far persistere l’enuresi nel tempo. Questi bambini, al contrario, hanno bisogno di maggiori gratificazioni e rassicurazioni affettive.
- Fare cenare il bambino la sera molto presto o comunque qualche ora prima di metterlo a letto, in modo tale da far eliminare con l’urina, da sveglio, buona parte dell’acqua bevuta durante la cena.
- Evitare, soprattutto la sera, di far mangiare al bambino cibi salati o ricchi di acqua.
- Mettere accanto al letto del bambino una lucetta ed il suo vasino, in modo tale che egli, svegliandosi, possa urinare facilmente senza dover raggiungere il bagno.
- Utilizzare dei dispositivi d’allarme, che permettono al bambino di svegliarsi, appena inizia a bagnare il letto. In tal modo egli si abituerà a contrarre lo sfintere vescicale, ogni volta che suona l’allarme.
- È bene inoltre che i genitori, a turno, facciano fare la pipì al bambino nel vasino, almeno due-tre volte durante la notte, negli orari nei quali egli di solito si bagna.
- Segnare su una tabella le notti e l’orario in cui il bambino ha avuto enuresi.
- Per rafforzare la muscolatura vescicale e abituare ad esercitare un maggior controllo sui riflessi si può incoraggiare il bambino a contenere, per qualche tempo, la pipì durante il giorno, nei momenti di veglia, con un’azione volontaria.
- Per motivare maggiormente il bambino, si può ricompensarlo con un piccolo regalo ogni notte che non bagna il letto.
Sindrome da frequente minzione diurna
In alcuni bambini è presente uno stimolo minzionale impellente, imperioso e incoercibile durante il giorno, con intervalli molto brevi che vanno dai cinque ai venti minuti. “Anche se non si può escludere la concomitanza di qualche fattore organico scatenante, possibilmente di natura virale, la minzione frequente diurna, non accompagnata da nicturia, sembra suggerire un’etiologia di tipo comportamentale” (Walker, Rickwood, 1989, p. 48). Le cause di questo sintomo sono da ricercarsi il più delle volte in una situazione di stress, depressione e ansia del bambino.
[1] De Ajuriaguerra J., Marcelli D., (1986), Psicopatologia del bambino, Milano, Masson Italia Editori, p. 124.
[2] De Ajuriaguerra J., Marcelli D., (1986), Psicopatologia del bambino, Milano, Masson Italia Editori, p. 126.
L'encopresi
È la defecazione nelle mutande o nel pannolino anche quando il bambino ha un’età superiore ai due–tre anni.
Si distingue un’encopresi primaria, quando il bambino non ha ancora raggiunto un buon controllo dello sfintere anale. Ed un’encopresi secondaria, quando, dopo un periodo più o meno lungo di controllo delle feci, il bambino ritorna a sporcarsi.
Durante la defecazione alcuni bambini sembrano non accorgersi di quanto avviene e continuano a giocare tranquillamente, altri si isolano in un angolino e quindi volontariamente defecano fuori del vaso o del bagno, altri ancora corrono verso il bagno ma non fanno in tempo.
A sua volta però, questi vari comportamenti possono ritrovarsi nello stesso bambino in occasioni diverse, pertanto non è sempre chiaro quanto questo disturbo sia o no volontario. L’encopresi spesso si associa all’enuresi.[1]
Cause
Cause organiche
Una causa “banale” può essere quella che si riscontra in bambini che soffrono di stitichezza o che presentano ragadi o altre lesioni a livello anale. In questi casi si innesta spesso un circolo vizioso: il bambino, a causa della stitichezza avverte notevole dolore durante la defecazione, per cui cerca di trattenere al massimo le feci; ciò aumenta la consistenza di queste e, quindi, si accentua il dolore del piccolo durante la defecazione. Il dolore provato, a sua volta, aumenta la repulsa del bambino verso questa funzione fisiologica.
Cause psicologiche
Per Militerni[2]: “Molto spesso il disturbo è l’espressione di una grave disarmonia nelle relazioni del bambino con i propri genitori”. Lo stesso autore afferma che in questi casi “…è frequente il riscontro di dinamiche familiari conflittuali e stili affettivo-educativi inadeguati”. Questo sintomo è spesso presente nei bambini autistici, nelle regressioni psicotiche e in altri gravi disturbi psichici. In questi casi il bambino può presentare un atteggiamento provocatorio, per cui esibisce la biancheria sporca, mostrandosi insensibile alle osservazioni e ai rimproveri.
Come si può ben comprendere, quasi sempre i genitori tollerano molto male questo tipo di disturbo ed assumono atteggiamenti repressivi e colpevolizzanti che accentuano le difficoltà del rapporto con il figlio e di conseguenza anche la sintomatologia.
Interventi
Quando l’encopresi è dovuta alla defecazione dolorosa gli interventi saranno rivolti ad evitare la stipsi e a curare la zona anale. Quando, invece l’encopresi è solo un indice di un disturbo psicologico più vasto e importante, come può essere un alterato rapporto genitori-figlio, bisognerà necessariamente intervenire mediante una psicoterapia rivolta sia alla famiglia sia al bambino.
Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Il bambino e l'ambiente" -Volume unico
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[1] Militerni R., (2004), Neuropsichiatria infantile, Napoli, Editore Idelson Gnocchi, p. 338.
[2] Militerni R., (2004), Neuropsichiatria infantile, Napoli, Editore Idelson Gnocchi, p. 337.